Nel numero di dicembre de L’Assaggiatore è uscito un’interessante articolo sui vitigni del nostro territorio: il bellone e il nero buono.
Il Bellone e il Nero buono sono tra le uve più rappresentative dell’area tra Roma e Latina: un’area ampia e complessa sia da un punto di vista del territorio che del clima.
Il terreno dell’Agro Pontino (terreno paludoso e bonificato agli inizi del ‘900) si costata di sedimenti marini, alluvionali e eolici di epoca pleistocenica e olocenica. La grande pianura costiera termina a est e a sudest con i rilievi carbonatici tirrenici dei monti Lepini e dei monti Ausoni, composti da rocce sedimentarie calcaree, con sedimenti periferici di origine vulcanica e terre rosse, oltre a conche intermontane formate da depositi glaciali.
Mentre il clima si caratterizza per le correnti cariche di umidità provenienti dal mar Tirreno che arrivano a scontrarsi con quelle montane dei rilievi Lepini.
Tale è la conformazione pedologica della DOC Cori: che coinvolge sia Bellone che Nero buono.
Le principali zone di coltivazione del Bellone sono la provincia di Roma e quella di Latina, in cui ricadono le denominazioni di origine: la DOCG Frascati Superiore, la DOC Nettuno e la DOC Cori.
La storia
Il vitigno Bellone è associato all’uva Pantastica descritta da Plinio il vecchio nel Naturalis Historia (Bacci, 1596), la cui descrizione ampelografica corrisponderebbe, peraltro, a quella del Cacchione a piede franco, da cui sarebbe forse derivato il sinonimo Uva pane.
In ogni caso, quando si parla di Bellone, si fa sempre riferimento a una varietà generosa e produttiva, con grappoli di bell’aspetto e acini grandi.
L’ampelografia
La pianta di Bellone si caratterizza per il tronco vigoroso; la foglia è grande, pentagonale e quinquelobata.
Il grappolo è quasi grande, cilindro-conico; la buccia è spessa, consistente e di colore giallastro, con screziature marroni e mediamente pruinosa.
La vinificazione
Il Bellone richiede una pressatura lenta e soffice: la buccia si rivela ricca di pectine e polifenoli. Grazie all’acidità dei suoi mosti, il Bellone si rivela infine molto interessante per la produzione di spumante.
La degustazione
Spumante Brut di Bellone: Paglierino dai riflessi verdi, con perlage sottile e fitto. Ampio l’olfatto, caratterizzato da note di cedro e pompelmo, quindi un cenno vegetale di ginestra e una nota appena fumé; in seconda battuta escono anche i fiori bianchi, la pesca e il miele millefiori.
Spumante Metodo Classico Brut di Bellone: Oro dai decisi bagliori verdi, con bollicina fine e persistente. Ha profilo olfattivo elegante e rotondo nelle sensazioni mature e dolci di vaniglia, lievi tostature, mela cotogna e cipria.
Castore Lazio IGT Bianco: Paglierino luminoso. Concede al naso netti sentori di ananas maturo e pera, quindi susina gialla, fiori bianchi e un tocco dolce di confetto alla mandorla.
Enyo Lazio IGT Bellone: Oro vivo con riflessi verdolini. Impatto aromatico di grande eleganza e ampiezza, raccoglie fini percezioni di timo ed erbe aromatiche, una decisa nota di zenzero, seguite da un tocco dolce di mele in confettura e confetto alla mandorla.
Un ringraziamento a Flavia Rendina e Alessandro Brizi per esserci venuti a trovare.