Buongiorno, Marco! Grazie di dedicarci questo tuo tempo per parlare di come viene visto il vino italiano in Belgio. Abbiamo alcune domande per far conoscere la tua attività e le curiosità dal Belgio a chi legge il nostro wine magazine
Buongiorno a voi, vi ringrazio.
Innanzitutto, per quale ragione hai scelto di lavorare con i produttori indipendenti?
Territori nascosti e piccoli produttori, è la frase quello che mi guida. Direi che sono un purista perché per me il vino deve esprimere il territorio e il vignaiolo. Le grandi aziende devono vendere e devono accedere a grandi numeri, mentre io ragiono nella mia ricerca all’opposto. Tra l’altro, sul mio sito ho una piccola boutique con le selezioni dei vini che tratto.
Fin da giovane, leggiamo dal tuo sito, ti sei avvicinato ai vini. Ci spieghi come nasce questa passione?
Ho sempre amato il vino, e conosco quella pratica dei contadini che amano dire che il proprio vino sia il migliore! Per questa curiosità di capire, ho iniziato un corso da sommelier con la FIS (Federazione Italiana Sommelier), e oggi sono chiaramente più preparato e capire i termini di paragone tra i vini.
Come è arrivato a conoscere i vini del Lazio?
Quello che mi dava fastidio nei ristoranti italiani in Belgio è che non ci fosse il Lazio come regione espressione del vino. Al che, mi sono fatto una semplice domanda: era possibile? Quindi ho iniziato il mio viaggio, prima attraverso Bibenda, poi attraverso la mia ricerca personale.
Tra tutti i vini che il Lazio offre, il Bellone, il Nero Buono e la Malvasia Puntinata, secondo te perché spiccano e si avvicinano agli amanti del vino/vino italiano in Belgio?
Questo discorso è un po’ complicato, in realtà. La curiosità è ancora poco diffusa e farli assaggiare non è affatto facile. Per cui, serve guida, e chi li prova trova qualcosa di molto diverso, una personalità che è distinta dai vini internazionali. E poi, i clienti si innamorano…
Perché ha scelto Cincinnato, tra tutti?
Lavoro con Cincinnato perché hanno una bellissima gamma di prodotti, ma anche perché i vini lavorati sono fatti bene. La prima cosa che cerco è il vino, la sua qualità, e che siano identitari. Ho trovato nella Cincinnato entrambe le cose, ovvero una ottima varietà, sapori e interpretazioni di uve autoctone.
Quale accostamento tra cucina belga e i vini di Cincinnato?
C’è una ricetta tipicamente “Chicon au gratin”, un’indivia arrotolata con prosciutto cotto e besciamella. È un piatto tradizionalmente belga e Polluce può essere perfettamente abbinato. Non è un piatto molto forte, anzi delicato, per cui metterei insieme un vino non troppo forte. I leggeri tannini del Polluce vanno benissimo con questa untuosità della besciamella. La punta acida va a combattere un po’ il grasso del piatto, e la morbidezza del Polluce contrasta efficacemente l’amarezza dell’indivia.
Come descriverebbe il consumatore belga?
Maggior parte delle persone, purtroppo, non combinano i vini con i piatti, indifferentemente da ciò che stanno mangiando. In Belgio il consumatore sceglie prima il vino, italiano o meno, l’importante che piaccia. Comunque tanti stanno diventando sempre più interessanti, e ascoltano ben volentieri i consigli che do. Anche perché, anche se mi piace un Ercole di Cincinnato, non lo andrò a mangiare con il pesce!
Come organizzi le presentazioni?
Parlo del vino e parlo delle combinazioni, anche perché è più semplice far muovere il cibo intorno al vino che il contrario. Mi capita di fare con dei ristorati degli eventi, sbizzarrendoci con gli assaggini e mettendo insieme i vini di vari produttori. In questo modo, portiamo le persone a immaginare!
Sta cambiando il gusto degli amanti del vino/vino italiano in Belgio?
Siamo molto vicini alla Francia, anche a livello di gusto. Direi per fortuna che l’Italia sta abbastanza andando di moda e ci sono quei portabandiera come Toscana e Piemonte. Certo che è ancora abbastanza difficile far emergere altre regioni, eppure la crescente curiosità verso le etichette e cose più particolari sta facendo luce a progetti interessanti e particolari.