Oggi parliamo con Oliver McCrum, esperto di vino che vive nella East Coast, per cui parliamo di importazione del vino negli Stati Uniti. Dopo aver lavorato molti anni nel settore della vendita al dettaglio e della distribuzione dell’attività a New York, Londra e San Francisco, Oliver ha iniziato a importare e distribuire vini in proprio nel 1994. Il portfolio si è arricchito progressivamente rispetto ai vini italiani fino a quando nel 2007 ha deciso di concentrarsi esclusivamente sull’importazione di vini italiani. Oliver ha avuto modo di incontrare il wine blog di Cincinnato e la storia di Cincinnato nel Vinitaly.
Come ci racconta Oliver McCrum, quando ha iniziato c’erano alcuni tipi di vino famosi come il Classico o il Soave, ma c’era molta meno fama dei vini italiani rispetto ai vini francesi nel mercato dell’importazione del vino negli Stati Uniti.
“All’inizio c’era una sorta di tendenza in Italia a coltivare i tipi internazionali, come il Cabernet o lo Chardonnay. Con i vitigni autoctoni, come il Bellone e il Nero Buono di Cincinnato, puoi raccontare una storia nuova, radicalmente diversa. Le storie di certi progetti di comunità sono molto importanti perché ti fanno capire che la qualità del vino è la cosa fondamentale”.
“La produzione laziale non è ben compresa, e in un certo senso è anche una buona notizia, perché possiamo davvero partire da zero, senza che i clienti abbiano specifici pregiudizi; quindi, non dobbiamo preoccuparci di ciò che le persone abbiano a mente. Non mi dispiace raccontare una storia completamente nuova”.
Come ci racconta Oliver, non si tratta solo della storia, ma del grande gusto del Bellone e del Nero Buono, e del giusto prezzo che corrisponde a un vino del genere.
Poi, ci sottolinea che, non solo la comunità è uno dei caratteri distintivi di Cincinnato, ma anche la cooperativa come forma di impresa che semplicemente non esiste negli Stati Uniti. In questo senso, potrebbe diventare una chiave per capire cosa c’è da esplorare fuori Roma.
“L’ospitalità del vino non è solo marketing. È qualcosa di vero, che si tocca, con cui puoi interagire. Cincinnato dà tutto questo”.
Quindi, ci chiediamo come si sta muovendo il mercato del vino in questo momento negli Stati Uniti.
“L’America ha ancora una forte tendenza a bere il vino come prodotto distinto, invece che con il cibo. Una delle grandi differenze è infatti che gli americani tendono ancora a bere vino senza particolari accoppiamenti. E questo a volte cambia il tipo di vino che scelgono. Eppure, penso che il vino si stia muovendo in una buona direzione negli Stati Uniti, perché reperire la reputazione di un vino è più accessibile di quanto non fosse una generazione fa. E l’effetto del movimento naturale del vino è una nota a margine interessante”.
Ci salutiamo con l’ultimo suo pensiero:
“Mi sento fortunato perché l’Italia ha tante realtà diverse, tanti luoghi diversi dove si coltiva un buon vino. Che è molto interessante, perché è un apprendimento continuo. È una sfida sempre nuova conoscere vini diversi e saperli riconoscere, Cincinnato è un grande vino e una grande storia!”.