Graham Holter è il direttore e l’editore di “The Wine Merchant”, rivista inglese dedicata ai rivenditori indipendenti ci racconta del vino e l’Inghilterra dei winelover e le opportunità che il mercato del vino riserva. Occupandosi di vini da tutto il mondo è di certo la persona più adatta per capire le tendenze del mercato inglese, a cominciare dalla conferma della poca presenza di vini del Lazio. Un dato noto, che va sempre visto come un’opportunità, come racconta bene Holter quando parla del collegamento tra vino e luoghi di origine, qualcosa che per la nostra regione è quanto di più facile da raccontare ai nostri potenziali futuri clienti.
Graham quanto è importante oggi nel mercato del vino britannico avere una storia da raccontare? Le cantine possono concentrarsi solamente sulla qualità?
Il mercato britannico è incredibilmente saturo. Nel commercio indipendente e specializzato le storie sono molto importanti, ma i venditori vogliono assicurarsi che i loro clienti abbiano il meglio in termini di rapporto qualità-prezzo nonostante il budget del quale dispongono.
Se un vino è buono ma è più costoso di un altro vino dal profilo sensoriale simile, la storia che c’è dietro al primo dovrà essere davvero avvincente!
Questo aspetto conta, altrimenti il vino in questione deve avere già un buon seguito tra i consumatori per essere scelto.
Qual è l’approccio dei winelovers inglesi nei confronti del vino italiano? È più importante il vitigno, il territorio, la regione, la DOC o la DOCG?
Nel Regno Unito, acquistiamo molti vini in base ai vitigni, anche se questo vale meno per i vini europei rispetto ai vini del Nuovo Mondo. Penso che per molti amanti del vino britannici regioni come il Chianti, la Rioja o Bordeaux siano come dei marchi a sé stanti.
Gli appassionati capiscono un po’ dell’uva prodotta in queste regioni, ma penso che i bevitori di vino occasionali invece non ne sappiano molto.
Quali e quanti vini (o vitigni) del Lazio sono attualmente conosciuti nel Regno Unito?
Ad essere brutalmente onesti pochissimi. Alcuni appassionati di vino avranno forse sentito parlare di Trebbiano e Malvasia, ma non sono sicuro che anche queste persone siano in grado di associare queste uve con il Lazio.
Quali sono le tendenze del futuro di cui i vini italiani e, forse, quelli laziali potrebbero essere protagonisti?
Le tendenze sono forse globali: vini freschi, puliti, non troppo appesantiti dall’alcol o dal legno, prodotti in maniera sostenibile e prevalentemente ottenuti da raccolta e lavorazione manuale. Vini che esprimono il proprio carattere in una trama particolare. Vini con equilibrio e finezza.
Ma dato che tutti puntano allo stesso obiettivo, ora più che mai è importante che i vini interpretino un autentico senso del luogo di origine. Gli inglesi amano l’Italia e amano Roma, quindi se il vino che stanno bevendo li porta lì, per quanto brevemente, saranno felici!