Il mercato del vino italiano in Australia. L’intervista a Daniel Marcella

Daniel Marcella è sommelier e divulgatore della ricchezza enologica italiana.

Comunicare il vino è un’arte, soprattutto se devi riuscire a parlare della ricchezza enologica italiana in un Paese molto lontano come l’Australia. Per fortuna, Daniel Marcella è riuscito a farsi un nome nella terra dei canguri cominciando dal rapporto diretto, quello che nel ristorante è appannaggio del sommelier. Tra i tavoli del “Buon Ricordo” a Sydney, forte della sua esperienza e dello studio approfondito realizzato in diverse forme (FISAR, WSET, ALMA, Corte dei Master Sommelier Oceania) ha fatto carriera, fino a intraprendere anche la strada di divulgatore e consulente per le cantine italiane che vogliono aprirsi al mercato australiano, con la sua Italian Wine Society. Vediamo di capire, insieme a lui, quali sono stati ad esempio i cambiamenti del mercato del vino in Australia negli ultimi 8-10 anni.

Daniel Marcell sommelier italiano in Australia esperto di esportazione vini

Il mercato del vino italiano è cambiato moltissimo dal mio arrivo in Australia – ci dice Daniel – ricordo molto i miei commensali chiedere tante informazioni sul vino italiano con forte interesse ma allo stesso tempo scetticismo. La capacità di spesa media di un consumatore in Australia è comunque elevata, quindi vendere una bottiglia, anche se poco conosciuta, non era difficile. Nel corso degli anni ho visto clienti diventare sempre più interessati al vino italiano, ma con una consapevolezza completamente diversa. Hanno sviluppato tante conoscenze sui vitigni, sulle regioni e sulle denominazioni. Questo anche grazie al turismo sempre più importante diretto verso il nostro Paese. Si è trattato di un passaggio importante, le persone quando tornano in Australia vogliono rivivere quello che hanno vissuto in Italia e, soprattutto se in compagnia, vogliono far vedere ad altri che sanno di cosa parlano. Oggi l’Australia rappresenta un mercato molto forte per l’export italiano e spero che i produttori di casa nostra smettano di vederlo come secondario rispetto ad altri”.

Il vino italiano in Australia è legato più ai vitigni o alle denominazioni?

Il vino italiano in Australia è legato al concetto di esperienza. Ovvero dipende dalla cosa con la quale i consumatori hanno familiarizzato prima. Molto spesso le esperienze sono legate alle denominazioni e alle regioni, d’altronde le persone che visitano il Chianti o la Toscana magari non ricordano il Colorino o il Canaiolo, così come non sanno come è fatto un Amarone, anche se sicuramente sono importanti vitigni come il Sangiovese, il Primitivo o il Nebbiolo. In genere Puglia e Toscana sono brand che vanno ancora per la maggiore essendo luoghi molto turistici, ma anche la Sicilia sta esplodendo. Il consumo è comunque anche molto legato agli stili, non bisogna dimenticare che in Australia il vino ha delle caratteristiche molto particolari, quindi vendere un Primitivo che potrebbe assomigliare a un Barossa Valley Shiraz è sicuramente più semplice. Un altro fattore da considerare è la pronuncia, molti clienti se non riescono a pronunciare qualcosa non la ordinano per evitare imbarazzo, quindi la barriera della lingua ancora rimane importante. Gli ultimi fattori da considerare sono il sommelier (operatori di sala che siano attenti e che riescano a catturare l’amore dei commensali, al momento ce ne sono pochi) e lo stile del ristorante (se un ristorante ha un orientamento specifico, per esempio cucina siciliana, sarà difficile vendere un vino laziale perché i clienti dicono: mangio siciliano e bevo siciliano! Questo lo vedo molto spesso nei luoghi dove faccio consulenza, riconoscere il proprio core business è un fattore chiave del successo)”.

Nel tuo lavoro, anche con l’Italian Wine Society, quale metodo hai scelto per far scoprire i vini italiani in Australia?

Il nostro lavoro è il risultato di una importante analisi del mondo del vino italiano, noi cerchiamo di semplificarlo unendolo a fattori trainanti della cultura italiana. L’utilizzo di immagini, suoni, esperienze, degustazioni aiuta a comunicare il vino italiano. Attrarre diverse tipologie di consumatori è molto importante, entrare nel dettaglio sarebbe difficile ma dobbiamo ricordarci soprattutto che il vino oggigiorno, in particolare quello italiano, deve essere fatto di cose semplici, l’educazione e lo studio accademico li lasciamo ad altri, noi facciamo altro. Noi comunichiamo e facciamo scoprire, introduciamo le persone in un percorso culturale che ha al centro il vino, anche perché il valore economico del vino italiano ruota attorno ai consumatori”.

Daniel Marcell sommelier italiano in Australia esperto di esportazione vini

In questo difficile momento storico sei contento di vivere in Australia? Cosa ti manca di più dell’Italia?

“Dell’Italia mi manca l’Italia stessa. I paesaggi, I suoni, la famiglia e tante altre cose. Vivere all’estero in questo periodo è difficile, soprattutto in un Paese che non ci permette di poter viaggiare e tornare a nostra scelta (o meglio ci permette di andare via, ma chissà se poi possiamo tornare e quando). Sono molto contento e fiero di vivere in un Paese che è pieno di opportunità e di persone che amano la nostra terra. Il mio lavoro sarebbe vano se non ci fossero persone che amano accogliere altre culture. Ovviamente ci sono ostacoli, ma l’amore per l’Italia e la mia missione di fare qualcosa per il nostro Paese mi fa affrontare queste situazioni con piacere e gioia. Ho deciso di dedicare la mia vita professionale nel far scoprire l’Italia a tutti, ovunque io sia. Porto con me un certificato del Vinitaly come Ambasciatore del vino italiano, ma in realtà siamo ambasciatori innanzitutto di quello che amiamo di più”.

 

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