“DoBianchi” è un blog di riferimento per il vino italiano negli Stati Uniti, creato nel 2007 da Jeremy Parzen.
Jeremy Parzen è “storico del cibo e del vino, traduttore dall’italiano e musicista rock” come leggiamo dalla sua biografia, e offre una visione altrimenti inaccessibile dell’enograstronomia tricolore grazie alle varie competenze del suo autore.
Il curioso nome dello spazio digitale si riferisce ad una espressione che lo stesso Parzen ha avuto modo di sentire spesso nelle osterie veneziane, ovvero “Due Bianchi” per ordinare appunto “due bicchieri di vino bianco”.
Grazie al suo lavoro quotidiano sul campo e alle sue conoscenze della cultura enogastronomica italiana, Jeremy Parzen è sicuramente la persona più adatta per raccontarci il rapporto tra vino italiano e mercato, o “mercati”, degli Stati Uniti.
Photo credit: Foto di Marcello Marengo, per gentile concessione di Slow Food Università di Scienze Gastronomiche, Pollenzo, Italia
Jeremy come e quanto è cambiato l’approccio al vino italiano negli Stati Uniti negli ultimi anni? È cambiato il modo di vedere i vini italiani e quali stili sono i preferiti al momento?
L’immagine dei vini italiani negli Stati Uniti è cambiata radicalmente negli ultimi 20 anni.
Ma una cosa è rimasta costante: gli appassionati di vino americani amano i vitigni autoctoni italiani, specialmente quelli più particolari e focalizzati su un territorio.
Mentre l’interesse per i vini italiani da vitigni internazionali rimane forte in una fascia di consumatori americani più avanti con l’età e benestanti, i winelover più giovani si appassionano per uve sconosciute prodotte magari da piccole cantine a conduzione familiare.
Di certo internet e soprattutto i Social Media hanno giocato un ruolo importante nell’allargare gli orizzonti del vino italiano negli Stati Uniti.
I ristoranti italiani sono ancora il primo canale di vendita o ormai il vino italiano si è diffuso anche in altre piattaforme?
Ormai quasi tutti i ristoranti degli Stati Uniti offrono vino italiano, in un modo o nell’altro, nelle loro carte dei vini.
È difficile anche immaginare che un qualsiasi ristorante informale, magari in franchising, non abbia almeno un Pinot Grigio e un Prosecco. I vini italiani nel 2022 sono ormai ovunque negli Stati Uniti, su questo non c’è dubbio.
Una regione forse meno conosciuta come il Lazio come può pensare di esportare i propri vini sul mercato USA?
L’arma segreta del Lazio è il fatto che la maggior parte degli americani non hanno mai assaggiato un vino di questa regione, ad eccezione forse del Frascati. Gli americani, soprattutto i critici del vino, amano le cose “nuove” e “da scoprire”.
Poi certo, l’altra cosa che il Lazio può sfruttare per farsi largo sul mercato è Roma, l’unica città italiana che ogni americano conosce. Anche la cucina romana è oggi molto popolare negli Stati Uniti, si può trovare una “cacio e pepe” anche nei ristoranti non focalizzati sui prodotti italiani per essere chiari. Il Lazio quindi deve assolutamente seguire e sfruttare questo trend.
Secondo te vitigni autoctoni e biologico sono fattori importanti per la crescita e la comunicazione del vino italiano negli Stati Uniti? Secondo te sarebbe meglio puntare su uno stile più definito?
I vitigni autoctoni, come già accennato, generano sempre molto interesse nei winelover americani.
Infatti, questi vogliono essere “trasportati” (tramite il vino) nel piccolo paese dove queste uve sono espressione di storia e cultura. Allo stesso tempo il biologico continua ad essere uno dei principali “brand” del mondo del vino.
Dunque vitigni autoctoni coltivati in biologico? Secondo me si tratta di una mossa vincente!